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Diritti

Fantastic Four (Fant4stic), 20th Century Fox, di Josh Trank, con Miles Teller, Kate Mara, Jamie Bell, Micheal B. Jordan, Toby Kebbel, Tim Blake Nelson, Dan Castellaneta, Reg E. Cathey, Jodi Lyn Brockton, Chet Hanks, Shauna Rappold, Christopher Heskey, Jerrad Vunovich, Wayne Pére, Don Yesso, Gus Rhodes, Tim Heidecker. Fantascienza, 100 min., USA, 2015

fantasticfour0007Nel 1964 esce Mary Poppins, un film Disney che vede attori in carne ed ossa cimentarsi in canzoni e balletti insieme a personaggi animati. Si tratta di un’opera ispirata al romanzo del 1934 dal medesimo titolo, della scrittrice australiana Pamela Lyndon Travers. Nel 2013 esce Saving Mr. Banks che descrive il processo della realizzazione di quel film Disney del 1964. Nel titolo recente, viene analizzato il carattere della scrittrice e il rapporto che la lega al papà dei film d’animazione. La personalità scontrosa della Travers e la sua ostinazione nel non voler cedere i diritti per la trasposizione cinematografica, derivano da un’infanzia difficile e dal rapporto con un padre ostinato a voler dare uno scopo alla sua vita e alla sua attività, con una madre incapace di badare ai figli per via della crisi economica e una zia severa che impone una presa di responsabilità da parte di tutti. Il romanzo diventa così lo scrigno in cui deporre rigorosamente i ricordi, rielaborandoli in una versione mitizzata del tortuoso cammino della crescita.

Robert Travers Goff rappresenta un padre sognatore, incapace di prendere coscienza della condizione familiare: anche se trae conforto dall’alcol, ciò non gli impedisce di insegnare alle proprie figlie ad amare e evadere dal quotidiano grazie a racconti fantastici. Ma le belle parole e gli aneddoti non bastano a salvare  moglie e figlie dalla povertà e sé stesso dalla morte. L’ordine proviene dalla zia Ellie, l’unica detentrice di quella disciplina che la moglie di Goff non riesce ad offrire durante gli ultimi istanti di vita del marito. Ma nonostante i difetti ciò che percepiscono le bambine (in particolare Pam) del loro padre disadattato, è la figura di un Peter Pan avanti con gli anni, che in ogni avversità si sforza a trovare qualsiasi elemento di conforto per le sue piccole. Per rielaborare il passato attraverso un romanzo fantastico come Mary Poppins, occorre far sì che la storia non sia soggetta a interpretazioni differenti che intacchino negativamente la personalità dei personaggi. Perché nonostante un padre disattento e alcolizzato, incapace di mettere la propria vita nella giusta direzione, l’immagine che rimane a Pamela Lyndon Travers è quella di un uomo amorevole.Colin-Ferrell-in-Saving-Mr.-Banks-2013

La contrarietà nel voler trasformare Mary Poppins in un musical dipende dalla spaccatura della Travers matura. Il confine tra concreto e astratto si è sempre più rimarcato negli anni, da provocare una scissione tra la fantasia puerile e il lato più pragmatico della maturità. In qualsiasi ottica si decida di leggere Mary Poppins, ciò che preoccupa Pamela Travers è che la figura del padre non venga intaccata: che Mr Banks mantenga un profilo austero e uno spirito professionale, che spesso lo rende cieco nei confronti dei desideri dei figli. Ma ciò deve servire come percorso interiore per farlo giungere ad un originale finale in cui si diverte a far volare un aquilone insieme ai suoi ragazzi. Mr Banks viene salvato! Esattamente come il ricordo paterno della Travers, che nonostante le sue brutture del carattere, nel cuore della scrittrice inglese continuerà a brillare seppur in profondità. In breve Mary Poppins rappresenta un’estetizzazione del vissuto personale: l’idea originale resta intoccata, viene solo decorata con elementi più coinvolgenti per un pubblico infantile.

Voto: 4 Stelle su 5

Oh no! Che gaffe! Ho sbagliato.. Un film dovevo recensire e invece su un altro sono andato a finire! Fantastici 4.. ehm… vediamo.. No: inutile giustificarsi! Fantastic 4 mi ha fatto sch.. non mi è piaciuto, quindi ho preferito recensirne un altro! Che arduo compito! Ben due mesi! Peccato solo aver accostato un pessimo titolo ad uno ben più gradevole, ma come si leggerà poi, nulla è lasciato al caso.

“Ma Suvvia non esageriamo… ci sarà pur qualcosa di buono..?” Ebbene in effetti l’intento di JackieIlTrovatore è stato proprio questo. Più che incentrarsi su un’inutile conferma delle stroncature il vostro affezionatissimo ha preferito osservare il film cercandone elementi in grado di riscattarlo e dargli valore. Bisogna ammettere che Fant4stic non è proprio un prodotto da scartare.. O meglio non subito.. poiché due pregi li ha e questi potrebbero bastare per non far affondare tutta la nave (Faccio un inchino a me stesso per essere riuscito a scovarli in questa nebbia disorganizzata! Ihohohoho). La scelta di rilanciare i personaggi in una versione più giovane, sulla scia della nuova saga fumettistica Ultimate, può essere un ottimo punto di partenza per esempio, anche se molti fanatici detrattori credono il contrario. Forse c’è troppa abitudine nel considerare Mr Fantastic e co. supereroi di una gran certa esperienza, ma se ci si ferma a ragionare sul caro e vecchio motto e stile di vita Marvel, questa aggiornata contestualizzazione, dà la possibilità al film di ragionare sul tema della responsabilità. Una generazione necessita le competenze di un gruppo di studenti prodigio cui viene concessa la possibilità di un riscatto sociale (Victor von Doom) oppure morale (Reed Richards). Le redini dell’umanità non vengono lasciate a scienziati affermati o esploratori con tanti anni d’esperienza alle spalle, bensì a potenzialità che molto spesso passano inosservate o denigrate da quelle menti anziane che difficilmente vogliono scendere dalla loro torre d’avorio.

Strettamente collegata alla prima, la seconda scelta narrativa interessante riguarda l’acquisizione dei poteri da parte del quartetto. Non più una missione spaziale (come nei film di Tim Story), ma un viaggio interdimensionale volto a scoprire un altrove ignoto. E’ un dato di fatto che negli ultimi anni lo spazio abbia recuperato il suo sublime fascino. Da Gravity ad Interstellar, da Prometheus al da poco uscito Sopravissuto – The Martian (entrambi film di Ridley Scott), e sul versante Disney, I Guardiani della Galassia e la prossima uscita Star Wars: Il Risveglio della Forza.. La magia del cinema digitale e il 3D avvicinano all’umanità pianeti e stelle tanto da renderli palpabili con mano. Ormai si ha l’impressione che il cosmo non sia più tanto ignoto o irraggiungibile. Che è successo a quei poveri astronauti dentro di noi che fin da piccoli incarnavano la curiosità e la tensione verso l’infinito? C’è del profetico in quel volo di Ironman nel primo film The Avengers, quando supera l’atmosfera terrestre per salvare il mondo dall’invasione aliena. Dopo aver sfidato la gravità, il personaggio di Robert Downey Jr non sarà più lo stesso, ormai provato dal cinismo e dalla rassegnazione di aver varcato troppo prematuramente i limiti del sogno.

Lo spazio non può più essere uno stimolo efficace in grado di “spingere” super-eroi (della crescita) verso l’alto e l’inconoscibile. E questo Josh Trank (regista di Chronicles, film che già rappresentava il rapporto tra adolescenza e super poteri) sembra averlo capito! Le stelle sono già state raggiunte, e la Luna percorsa da esploratori grazie a teorie esposte da altri. Il nuovo tipo di ignoto che nessuno all’interno della vicenda conosce, deve essere attraversato dai giovani che ci hanno versato il sudore di speranze che non potranno mai veder realizzate con i propri occhi. Il balzo in un universo parallelo (avvenuto per caso in un momento di sbornia) è il salto oltre il limite, è la meta più auspicabile rispetto un cielo stellato già “esplorato”. Per quanto ricco di buone premesse, il salto di Trank non si compie: Fantastic 4 inciampa prima! Merito forse di un reboot non richiesto, realizzato con l’ansia di dover sfruttare ad ogni costo i diritti in mano alla Fox e competere in qualche modo con il “papà Marvel (Studios)”. Ma possedere il motore giusto non basta e il risultato è un block-buster mal riuscito per quanto riguarda gli effetti digitali (seppur truccato, La Cosa di Micheal Chiklis è decisamente più suggestiva e reale rispetto alla controparte digitale di Jamie Bell). Ma al di là dell’estetica, è la narrazione che non regge e ciò dipende da personaggi statici dipinti immediatamente come ruoli (Destino è già fin dall’inizio Destino!): non si colgono cioè le scelte del loro agire e i traguardi della loro evoluzione, nonché le dinamiche che spingono all’azione (se ne avrà traccia nel finale, per pochi minuti).

Ma il problema risiede nelle scelte! Ed è qui che forse un collegamento a Saving Mr Banks si può fare! Le trasposizioni cinematografiche di opere provenienti da altri media, modificano molti elementi dell’originale per essere più fruibili da un pubblico differente. Nonostante ciò, riescono comunque ad amplificarne il senso primario perfezionandolo. E’ il caso di Mary Poppins, che da film è riuscito ad ampliare molto di più il raggio di portata, rispetto al romanzo della Travers. Tuttavia è stata l’ostinazione della scrittrice a far sì che nonostante le variazioni, il significato finale fosse integro e che l’immagine del Signor Banks non venisse intaccata. E forse dovremmo ringraziare lei e la sua diffidenza nel voler cedere tanto facilmente i diritti a Tom Walt Disney Hanks (notate l’assonanza con Banks!), poiché è dal suo amore esemplare per la propria creatura, che tuttora oggi i bambini vorrebbero una “tata” come Mary Poppins. Forse basta un po’ di amore.. Cosa che Fox e Marvel Studios  sembrano non dimostrare!

I diritti sono un pretesto per ottenere risultati finanziari, sfruttando l’opera senza badare al contenuto e al principio guida che muoveva gli “antichi” albi a fumetti della Marvel. Inserire I Fantastici 4 nel MCU può rappresentare un rientro in patria e da esso ci si può aspettare un capitolo che risollevi le aspettative, ma finché il gioco è quello della competizione, le vittime sono proprio quelle storie, percepite dallo spettatore cinematografico con delusione e insofferenza. Non si tratta di attaccamenti narcisisti (da diventare ossessivi a volte), ma di un semplice sfruttamento disinteressato, attuato solo per sfidare la forza degli Avengers “disneyani”. Ma il gioco del denaro non tiene conto che i supereroi sono troppi e farli riemergere in rilanci vuoti e privi di spessore, non può che far del male alle opere. L’insuccesso di Fantastic 4 dipende proprio da questo: non da un’incompetenza del regista, ma dal disinteresse di una produzione ostinata, che sfrutta al posto di cedere soffocando così i tentativi pur pregevoli che avrebbero potuto trasformare il titolo in qualcosa di più.

Voto: Nuvoloso